martedì 9 agosto 2011

le crociate

Allora, per quanto riguarda le Crociate, oggetto del capitolo 17, leggete il testo da pag. 213 a pag. 216 (senza gli approfondimenti vari) sforzandovi di capire:
a) la differenza tra pellegrinaggio e crociata;
b) che cosa si intende per Reconquista;
c) in quali anni avvenne la prima crociata.

E poi il domandone: quante furono le crociate in totale?

***
Con ciò ho finito di postare la lezione e posso darvi appuntamento alla settimana del 12 settembre. Tempo per me di andare veramente in vacanza. Se avete chiarimenti da chiedere o qualsiasi cosa, sappiate che fino al 25 circa sono via, quindi dovrete un poco pazientare.

lunedì 8 agosto 2011

storia, scheda dei capitoli 15-16 (parte b)

CAPITOLI 15-16 (parte b)



All’inizio del Basso Medioevo il Sacro Romano Impero è sempre più debole, per i seguenti motivi:
1) come abbiamo visto, la storia del Sacro Romano Impero è segnata dal conflitto tra il potere centrale dell’imperatore e i poteri locali dei feudatari. Questi ultimi divennero sempre più forti dopo il Capitolare di Quierzy dell’877 (cfr. scheda sul Sacro Romano Impero e il Feudalesimo).
2) dopo il 1000 la carica di imperatore non si trasmetteva più di padre in figlio, ma per elezione; a eleggerlo erano i sette Grandi Elettori scelti tra i principali feudatari (quattro duchi e tre arcivescovi).
3) l’imperatore per essere tale e non un re qualunque aveva bisogno dell’unzione del papa.
[Per avere un’idea della situazione territoriale dell’Italia e dell’Impero cfr. la cartina di pag. 204]

A proposito del papa, intorno al 1000 i rapporti tra impero e papato erano molto peggiorati, perché da una parte l’imperatore si era stufato di questa cerimonia dell’unzione, dall’altra il papa voleva che fosse riconosciuto, oltre che il suo potere spirituale, anche il suo potere temporale, cioè il potere politico dello Stato della Chiesa. Tutti e due, imperatore e papa, aspiravano al potere universale (potere spirituale + potere temporale) e quindi non potevano che farsi guerra.
La situazione peggiorò ulteriormente quando nel 962 l’imperatore Ottone I decise di nominare lui stesso i vescovi, sostituendosi in ciò al papa, e dare loro un feudo. Capite che questo gli conveniva, perché i ‘vescovi-conti’ non avevano eredi e così alla loro morte il feudo tornava all’imperatore. Ottone I però non si fermò: nel 964 addirittura destituì il papa e ne nominò un altro al suo posto; non contento, emanò il Privilegio ottoniano, con il quale proclamò la nomina del papa un diritto fisso dell’imperatore, ottenendo così l’agognato potere universale.

Passarono circa cento anni e poi nel 1075 un papa molto deciso, Gregorio VII, nel emanò il Dictatus Papae col quale proclamò la superiorità del papato sull’impero, anche in termini di potere temporale. L’imperatore Enrico IV provò a reagire, ma Gregorio VII non sentì discorsi e lo scomunicò. Quindi nel 1077 Enrico IV venne fino a Canossa grazie alla mediazione della marchesa Matilde a implorare, scalzo nella neve, il perdono. Ottenutolo, non passò molto tempo prima che si vendicasse attaccando Roma.

Questo conflitto tra papato e impero prende il nome di Lotta per le investiture, cioè per le nomine dei vescovi e dei papi da parte dell’imperatore, per le nomine degli imperatori da parte del papa, e continuò fino al 1122, quando il Concordato di Worms stabilì alcune regole basate su un compromesso. Ricordate che i sostenitori del papa si chiamavano guelfi; quelli dell’imperatore ghibellini.

Sembrava dovesse aprirsi un periodo di pace, invece nel 1155 salì sul trono imperiale Federico I Barbarossa e pensò bene di scendere in Italia nel 1158 a combattere contro i Comuni lombardi che, a suo avviso, stavano ottenendo troppe libertà dai feudatari. Innanzitutto, convocò la Dieta di Roncaglia dove sottopose ai rappresentanti di 14 Comuni una lista di regalie, cioè di concessioni. I Comuni però non accettarono e così guerra fu!
Inizialmente Federico Barbarossa ebbe la meglio, arrivando addirittura a distruggere Milano, ma nel 1167 iniziò la riscossa: col Giuramento di Pontida i Comuni costituirono con l’appoggio del papa, sempre ben contento di ostacolare l’imperatore, la Lega lombarda, e nel 1176 sconfissero le truppe di Barbarossa.


***

esercizi:

1) ricostruisci la cronologia degli eventi e dei trattati menzionati nella scheda.

2) che cos'è la Lotta per le investiture?

3) che cos'è la Lega lombarda?

4) dove si trova Canossa?

giovedì 4 agosto 2011

il punto

Allora, come avete visto, ho messo un po' di materiali relativi all'ultima unità del programma di Storia che abbiamo fatto a scuola alla fine del secondo quadrimestre. Entro la fine della settimana metterò la seconda parte della scheda sui capitoli 15-16 e poi alcune cosuccce sulle Crociate, in maniera che arriviate belli rinfrescati a settembre e possiamo riprendere dai capp. 18-19 (rapidi) e dal cap. 23, il vero ponte per il programma di Seconda.

mercoledì 3 agosto 2011

storia, scheda dei capitoli 15-16 (parte a)

CAPITOLI 15-16 (parte a)



Per quanto l’Italia fosse ancora sotto il Sacro Romano Impero, in realtà le città erano diventate sempre più autonome. L’Imperatore, infatti, viveva in Germania, e ai quei tempi non è come adesso che con i mezzi di trasporto e di comunicazione che abbiamo si sa e si controlla tutto in breve tempo. A quei tempi, se l’Imperatore era in Germania, prima che gli arrivassero notizie di quello che succedeva, per esempio, a Firenze, passavano giorni se non settimane e mesi.

Inizialmente, intorno al 1000, le città facevano parte dei feudi, ma mano a mano che il fenomeno dell’urbanesimo si faceva sempre più massiccio e la loro popolazione aumentava, i cittadini cominciarono a sentirsi stufi di obbedire ai feudatari e presero a ribellarsi contro di loro, tanto più che erano borghesi colti e non così sprovveduti come i contadini. Per questo formarono delle milizie cittadine che combattevano contro le milizie dei feudatari.

I continui scontri tra milizie cittadine e feudatari portarono ad alcune vittorie delle città, che ottennero varie libertà, tra cui la facoltà di amministrare la giustizia, battere moneta, erigere cerchie di mura (cfr. Firenze, come abbiamo visto). Si formarono così i Comuni, vere città-Stato basate su vincoli di reciproca solidarietà tra i cittadini, che possono ricordarci le polis greche come Atene, ma che, al contrario di quelle, non erano veramente indipendenti. Così, per esempio, anche se i Fiorentini facevano un po’ quello che volevano, Firenze avrebbe dovuto in realtà obbedire all’autorità dell’Imperatore e del feudatario suo rappresentante.

I Comuni inizialmente erano democratici: il loro organo di governo era un’Assemblea di cittadini, che eleggeva, sul modello della Repubblica romana, ma fino a un numero massimo di 60, i consoli. Successivamente, però, si crearono vari squilibri che portarono un po’ ovunque alla decisione di dividere l’Assemblea in due Consiglio: 1) il Consiglio maggiore, cioè più numeroso, era composto dal cosiddetto ‘popolo minuto’, che esercitava le Arti minori; 2) il Consiglio minore, cioè meno numeroso, era composto dal cosiddetto ‘popolo grasso’, che esercitava però le Arti maggiori (lanaioli, giudici, notai, medici e speziali) ed era quello che deteneva il vero potere. I comuni divennero così oligarchici, governati da pochi (il Consiglio minore).

Verso la metà del XIII secolo il popolo grasso dette vita al ‘partito dei magnati’, mentre il popolo minuto dette vita al ‘partito dei popolani’, mantenendo comunque invariata la situazione generale. E potete immaginare che il popolo minuto non fosse certo contento di questa situazione, per cui varie volte provò a ribellarsi. Per questa ragione il potere venne alla fine affidato a un podestà al di sopra delle parti.




to be continued...




***


esercizi:

1) Che cosa sono i Comuni?

2) In che senso non sono completamente indipendenti?

l'Europa nel secolo XI

Per rinfrescarvi la memoria sulla situazione del secolo XI, non dimenticate di consultare la cartina di pag. 131 del libro di storia (vol. 1).

Lì vedete la situazione dell'Europa e dell'Italia dopo la conquista del Meridione da parte dei Normanni durante le nuove invasioni barbariche alla fine dell'Alto Medioevo.

***

Esercizio: Descrivi la situazione dell'Europa alla fine del secolo XI.

esempio di inizio:
La Penisola Iberica era divisa nel Regno delle Asturie a nord e nel Califfato di Cordova a Sud.
La Francia...

storia: scheda sui capitoli 13-14

CAPITOLI 13-14


• Il Basso Medioevo ha inizio nell’anno 1000 con la rinascita economica e sociale dell’Europa e termina nel 1492 con la scoperta dell’America (anche se il secolo XV in realtà è più un secolo di passaggio tra civiltà medievale e civiltà rinascimentale).

• Le caratteristiche della rinascita del Basso Medioevo sono:

A) rinascita delle campagne:

1. il clima diventa più favorevole;
2. nuove tecniche e nuovi attrezzi accrescono i raccolti, come la rotazione triennale delle colture (i campi sono divisi in tre parti e ogni anno una parte viene lasciata a maggese) e l’invenzione del mulino a vento, l’aratro pesante e gli zoccoli per cavalli e asini;
3. si assiste a una crescita demografica.

2) rinascita delle città:

1. parte della popolazione, resa più abbondante dalla rinascita delle campagne, si trasferisce in città (fenomeno dell'urbanesimo);
2. le città si sviluppano di nuovo, dopo che nell’Alto Medioevo avevano subito una grave decadenza: quelle più grandi, con una cattedrale e un vescovo, sono le città vere e proprie, mentre quelle più piccole sono dei borghi, da cui deriva la parola “borghesi” (cfr. punto successivo);
3. si forma una nuova classe sociale detta borghesia, composta da mercanti e artigiani, inferiore per potere e ricchezza agli aristocratici (nobili), ma superiore ai contadini. Gli artigiani sono così chiamati dall’esercizio delle Arti, che sono i mestieri: le Arti Maggiori (dei Giudici e Notai, dei Mercatanti, del Cambio,della Lana, della Seta, dei Medici e Speziali, dei Vaiai e Pellicciai) e le Arti Minori (dei Beccai, dei Calzolai, dei Fabbri, dei Maestri di Pietra e Legname, dei Linaioli e Rigattieri, dei Vinattieri, degli Albergatori, degli Oliandoli e Pizzicagnoli, dei Cuoiai e Galigai, dei Corazzai e Spadai, dei Correggiai, dei Legnaioli, dei Chiavaioli, dei Fornai).
4. si formano le prime Università, a partire da quella di Bologna.

• La rinascita delle campagne e delle città determina anche una grande ripresa economica: mentre l’economia dell’Alto Medioevo, basata sulla curtis feudale, era un’economia di sussistenza, cioè un’economia chiusa, l’economia del Basso Medioevo è invece un’economia aperta, basata sul commercio.

I raccolti, più abbondanti, infatti, non sono tutti consumati in campagna, ma avanza una parte (eccedenza, ad esempio di grano) che viene portata nelle città e qui venduta ai cittadini; a loro volta, i contadini possono comprare i manufatti prodotti dagli artigiani. Si creano così scambi commerciali, non più basati sul baratto, ma sull’acquisto e sulla vendita tramite il denaro.
La nuova circolazione del denaro crea anche le premesse per la nascita delle prime banche, un’altra attività che è tipica della borghesia.

• Le aree dove più ripresero i commerci sono la Pianura Padana e la Toscana in Italia, le Fiandre in Europa.



esercizi:

1) Nei 3 punti che compongono la rinascita delle campagne, quale ti sembrano le cause e quali glli effetti/le conseguenze?
2) Che cos'è la maggese?
3) Chi sono i borghesi?
4) Conosci il significato di tutte le parole che indicano le Arti? Cerca sul dizionario le parole che non conosci.
5) Che differenza c'è tra l'economia dell'Alto Medioevo e quella del Basso Medioevo?

storia: scheda sui capp. 10-11

Ed eccoci finalmente a Storia.
In attesa della scheda sul Basso Medioevo - che sto scrivendo -, vi riposto, in caso l'abbiate smarrita, la scheda sui capp. 10-11 che dovete ripassare.

***

SCHEDA SUI CAPITOLI 10 E 11


1. CARLO MAGNO E IL FEUDALESIMO
• Consacrato imperatore a Roma nell’800 dal papa Leone III, Carlo Magno (742-814) si trovò nella situazione di dover organizzare l’enorme territorio sotto il suo potere, dando avvio al sistema feudale.
• Le popolazioni barbariche, a differenza ad esempio della società romana, non avevano un’idea forte di Stato, dove fossero importanti l’autorità centrale, rappresentata dagli organi del potere (come la figura dell’Imperatore o il Senato a Roma) e dalle leggi scritte. Le società barbariche si basavano infatti sulle tribù e sui clan, che solo in casi eccezionali eleggevano un’ordalia e si riconoscevano in un capo unico (come Attila nel caso degli Unni). In altre parole, i poteri locali erano più importanti del potere centrale di un sovrano.
In particolare, nella società franca la struttura base era quella della famiglia, da intendersi in senso più ampio rispetto a come la consideriamo noi: essa comprendeva anche i parenti, i servi e gli schiavi. Era comandata dal capofamiglia, vero e proprio signore (dominus) che esercitava un potere assoluto (mundio) verso gli altri, a lui sottoposti e detti vassalli.
• Prendendo spunto da questa conformazione della società franca, Carlo Magno
a) si proclamò signore assoluto al di sopra delle varie famiglie;
b) proclamò, attraverso una cerimonia di investitura, ogni capofamiglia suo vassallo, cedendogli in dono un vasto territorio (feudo); il vassallo, in cambio, doveva offrirgli fedeltà assoluta e un certo numero di cavalieri.

2. CARATTERISTICHE DEL SISTEMA FEUDALE SOTTO CARLO MAGNO
• La struttura feudale è a piramide: in cima c’è l’imperatore, poi a un gradino inferiore i vassalli, dopodiché i valvassori, che erano guerrieri a cui i vassalli affidavano una parte del loro feudo (una sorta di sottofeudo).
• Carlo Magno accorpò i feudi in alcune centinaia di circoscrizioni dette contee e affidate ai conti (dal latino comites, ‘compagni’: erano i feudatari a lui più legati). I feudi posti al confine del Sacro Romano Impero furono rinforzati militarmente, chiamati marche (dal tedesco Mark, ‘confine’) e affidati ai marchesi.
• Carlo Magno controllava contee, marche e feudi attraverso i missi dominici (‘messaggeri del signore’, cioè del sovrano), che percorrevano incessantemente il territorio dell’Impero effettuando ispezioni e controlli. Anche i vescovi esercitavano un’attività di controllo, che Carlo Magno affiancò ai conti nell’amministrazione delle contee.
• Carlo Magno stabilì anche che i feudi non erano ereditari: alla morte del feudatario, il territorio sarebbe tornato al sovrano, che avrebbe poi deciso a chi donarlo. Questa decisione dipende dal fatto che Carlo Magno non si fidava sino in fondo dei feudatari e sapeva che se il feudo fosse passato di padre in figlio, si sarebbero creati dei poteri familiari centrifughi pericolosi per il potere centrale del sovrano.

3. IL SACRO ROMANO IMPERO SI SFALDA
• La prima causa dello sfaldamento del Sacro Romano Impero dipende da questioni legate all’eredità del titolo di imperatore. Quando nell’814 Carlo Magno morì, salì al potere Ludovico il Pio (778-840) che governò dall’814 fino all’840 tenendo unito il Sacro Romano Impero. La situazione cambiò alla sua morte, in quanto egli aveva quattro figli maschi e la società franca era regolata dalla Legge Salica emanata già intorno al 510 dal primo re Clodoveo, che affermava che l’eredità del padre andava divisa fra tutti i figli maschi. Non esisteva ancora, cioè, la norma del maggiorascato, secondo la quale l’eredità va al figlio maggiore.
Prevedendo i conflitti che si sarebbero aperti alla sua morte, Ludovico il Pio si preoccupò di trovare un compromesso che garantisse la sopravvivenza del Sacro Romano Impero. Per questo decise di affidare a ogni figlio un regno all’interno dell’impero e di nominare imperatore il primogenito Lotario. Alla sua morte, però, anche gli altri tre figli rivendicarono il diritto a essere imperatore e ciò fu la causa di un’aspra guerra tra i quattro fratelli, appoggiati dai rispettivi vassalli, che devastò i territori dell’Impero.
Morto uno dei quattro fratelli, il conflitto ebbe termine nell’843 con l’Accordo di Verdun (cfr. cartina di p. 128) che stabilì una ripartizione politica che pose fine all’universalità europea dell’Impero carolingio:
1) Lotario ottenne la Lotaringia, una zona tra Francia e Germania, + il Regno d’Italia, territorio che nel suo insieme era ancora chiamato Sacro Romano Impero, ma che di fatto era solo una porzione di quello carolingio;
2) Ludovico il Germanico ottenne il Regno di Germania;
3) Carlo il Calvo ottenne il Regno di Francia.
• La seconda causa dello sfaldamento del Sacro Romano Impero va ricercata nella crisi della piramide del sistema feudale. I figli di Ludovico il Pio si erano dovuti appoggiare ai rispettivi vassalli per combattere la loro guerra fratricida e questo aveva fatto sì che i feudatari acquisissero sempre maggiore potere, finché nell’877, con il Capitolare di Quierzy, fu riconosciuta l’ereditarietà dei feudi.
Si determinò così una frammentazione feudale del potere che di fatto non riconosceva più il potere centrale del sovrano. Altra questione importante: le famiglie dei feudatari stanno alla base dell’aristocrazia europea dei secoli successivi.
• La terza causa dello sfaldamento del Sacro Romano Impero dipende dalla nuova ondata di invasioni che caratterizzano la storia europea tra il IX e il X secolo (per le quali cfr. pp. 130-131 del libro): Ungari e Vichinghi (o Normanni), barbari, e Saraceni, arabi, arrivano in Europa e causano vari sconvolgimenti, tra i quali la cacciata dei Bizantini dal Sud dell’Italia, sostituiti prima dai Saraceni (902-1091) e poi dai Normanni (dal 1091).

4. IL SISTEMA CURTENSE DEL SACRO ROMANO IMPERO
• Sotto Carlo Magno e Ludovico il Pio, prima che le guerre tra gli eredi al trono causassero nuovi danni ai territori, si assistette a una ripresa dell’agricoltura, grazie a una riorganizzazione dei feudi, detta “sistema curtense”, che fa perno sulla corte del feudo, cioè sull’azienda agricola in cui i contadini coltivavano i generi alimentari necessari a nutrire il signore e i suoi guerrieri (e già si intuisce che dei vantaggi di questo sistema non erano certo i contadini che beneficiavano, pur essendo coloro che lavoravano la terra!).
• La corte si divideva in due parti:
1) la parte domìnica: la parte gestita direttamente dal signore che vi faceva lavorare i servi della gleba, cioè i contadini che non potevano allontanarsi dalla terra (‘gleba’) che coltivavano (non per se stessi, quindi, ma per il signore). Di solito questa parte comprendeva, oltre alla residenza del signore, anche le zone più fertili, i boschi, i pascoli nonché le attrezzature agricole più pregiate (il frantoio, il torchio per l’uva, i forni) e i laboratori artigianali (cfr. cartina di p. 122).
2) la parte massarìcia: la parte affidata dai signori ai massari, cioè i contadini liberi, che coltivavano i terreni più esterni del feudo (mansi) in cambio di un affitto in natura e delle corvée, cioè delle mansioni da svolgere tre giorni della settimana per il signore, come aiutare i servi della gleba per la semina, il raccolto o la vendemmia oppure fare lavori di costruzione o manutenzione.
• Ci si rende facilmente conto che si tratta di un sistema economico-sociale iniquo, dove alla fine tutti i contadini, sia i servi della gleba sia i massari, vivono in condizioni di estrema povertà e producono per il signore. Anzi, i massari il più delle volte dovevano svolgere le corvée proprio nei momenti dell’anno in cui più avrebbero dovuto provvedere ai loro campi.
Il signore poi aveva diritto a riscuotere una tassa se il massaro aveva bisogno di usare i suoi strumenti agricoli, oppure aveva diritto alla taglia: poteva recarsi nei mansi e requisire tutto quello che voleva, dai prodotti agli animali, se non anche a un figlio o una figlia del massaro. Tutti questi soprusi erano garantiti dai diritti di banno, che rendevano il signore padrone assoluto delle sue terre e di quanto esse contenevano, esseri umani compresi. Progressivamente, poi, anche i massari furono costretti all’obbligo di residenza perpetua nei loro mansi.
• Si comprende anche che il sistema curtense è l’opposto di un sistema economico basato sul commercio dei prodotti. Principio base è infatti l’autoconsumo: ogni feudo doveva essere autonomo in quanto i contadini, sia i servi della gleba sia i massari, producevano tutto ciò che serviva al nutrimento degli abitanti del feudo. Si può parlare anche di un’economia di sussistenza.